Napoleone Bonaparte era la figura più caricaturata del suo tempo. L’Imperatore francese, un parvenu agli
occhi delle corti europee, fu un dono per i disegnatori e le guerre napoleoniche furono il principale argomento
di interesse per alcuni dei più grandi artisti di quella che può essere chiamata “The Golden Age of Caricature“.
Irriverente e sacrilega, la caricatura antinapoleonica attacca frontalmente l’immagine dell’Imperatore,
naturalmente con delle varianti nazionali. Egli, essendosi trovato al centro di un conflitto durato molti anni con
le maggiori potenze europee, fu per questo anche molto criticato, odiato, temuto e ridicolizzato dai
contemporanei. In Francia e in Italia la caricatura fu ostacolata dalla censura e si sviluppò per lo più in forma
anonima. L’Inghilterra, mai invasa, ma incessantemente in guerra con la Francia, fu la maggiore produttrice di
caricature contro Napoleone, mentre nell’area tedesca, olandese e in Russia queste si svilupparono solo negli
ultimi anni.
Durante l’Ancien Régime ovviamente le regole imposte alla stampa impedivano la trattazione di temi politici
e condannavano la divulgazione di notizie che potessero compromettere le relazioni diplomatiche con gli Stati
esteri. Le gazzette riportavano le notizie approvate dai censori, gli eventi riguardanti le corti, le cerimonie
religiose e i fatti più importanti. La caricatura, la satira, così come i libelli pornografici, per evitare i limiti
imposti dai censori, si diffondevano in forma per lo più anonima e nel mercato nero.
Ancora oggi la caricatura, come genere artistico, interpreta l’immagine della persona rappresentata,
caricandone alcuni tratti caratteristici della fisionomia. Solitamente il particolare esagerato ha già in sé un
contenuto sarcastico, nel caso di Bonaparte l’altezza, la sua origine, la sua “umile” provenienza e il suo modo
di vestire. Le caricature possono essere corredate da scritte o da fumetti, diventando così illustrazioni che
assumono un tono evidentemente canzonatorio. Nel Settecento la caricatura trionfò anche grazie alle mutate
condizioni sociali indotte dallo spirito illuministico, soprattutto in Inghilterra, la patria della caricatura.
Le caricature su Napoleone nacquero con la sua ascesa e non si arrestarono fino alla sua morte, se non oltre.
L’Imperatore teneva molto alla sua immagine pubblica per accrescere il suo consenso e la sua fama. Pochi
uomini nella storia dell’umanità hanno saputo suscitare tanta ammirazione e anche pareri così contrastanti sulla
sua persona come Napoleone. Dalle origini della sua carriera militare e politica, sino al colpo di stato del 18
brumaio, la sua ascesa inaspettata e velocissima, le sue conquiste e le vittorie militari, furono tutti elementi che
lo resero una delle personalità più note della storia della Francia e dell’Europa, una figura che sopravvive nella
memoria comune sino ai nostri giorni.
Quando Bonaparte si presenta sulla scena, infatti, è soltanto un generale della Repubblica francese e gli autori
di satira, inglesi soprattutto, sono più interessati a denigrare gli oppositori interni del proprio Paese che non ad
attaccare i francesi. Ma si delinea già quella che rimarrà una costante, ovvero la storpiatura del nome: non solo
Buonaparte per ricordarne l’origine italiana, ma anche Bonne Farte, Boney- Part.
La spedizione in Egitto di Napoleone, organizzata con lo scopo di indebolire il controllo britannico sull’India,
si rivelerà un disastro dal punto di vista militare, ma un successo da quello culturale, dando il via alla nuova
scienza dell’Egittologia, accrescendo anche la fama del generale corso. Il periodo egiziano contribuirà inoltre
ad estendere il numero delle caricature a lui dedicate.
Seppur non ripercorrendo anno per anno la vicenda napoleonica, tenterò di mostrare alcune caricature
significative, per vedere come queste dipinsero Napoleone per screditarne la fama e l’immagine. L’immagine,
infatti, riveste un ruolo essenziale per i fini propagandistici e Napoleone lo sapeva bene; screditarlo dunque
agli occhi dell’opinione pubblica con l’uso delle acqueforti, non era cosa da poco.
Nella seguente acquaforte di William Holland intitolata The Corsican crocodile dissolving the council of
frogs!!!, Bonaparte è raffigurato come un coccodrillo, il simbolo dell’Egitto, da cui è tornato alla fine del 1799.
Giunto a Parigi, egli infatti riunì i cospiratori decisi a rovesciare il Direttorio e, assieme al fratello maggiore
Giuseppe, al fratello Luciano, allora presidente del Consiglio dei Cinquecento, al membro del Direttorio Roger
Ducos e soprattutto grazie a Emmanuel Joseph Sieyès, l’autore dell’opuscolo Che cosa è il Terzo Stato?,
organizzò il Colpo di stato. Napoleone era infatti riuscito a far votare al Consiglio degli Anziani e al Consiglio
dei Cinquecento una risoluzione che trasferisse le due Camere il 18 brumaio a Saint-Cloud, luogo più sicuro
della Capitale. Napoleone fu poi nominato Comandante in capo di tutte le forze armate. Fu qui che avvenne,
grazie all’astuzia e alla potenza militare di Napoleone, il colpo di stato che portò allo scioglimento forzoso
delle Camere.
Nella caricatura i membri del Consiglio sono raffigurati come rane, stereotipo dei francesi, alcuni indossano
berretti e mantelli rossi, come i giacobini. Napoleone indossa una sciabola, gli stivali militari e una corona
imperiale, simbolo della sua ambizione. Le piccole rane non possono che soccombere davanti alla potenza sua
potenza.
Chiaro è l’intento e la provocazione dell’autore: Bonaparte è uno spietato generale, desideroso di fama e
vittoria e pronto a tutto per ottenerle, nonché autore di un violento colpo di stato.

al British Museum di Londra. BM Satires / Catalogue of Political and Personal Satires in the Department of Prints and
Drawings in the British Museum (9427), Registration number 1868,0808.12565, British Museum di Londra.
La carriera di Napoleone prosegue rapidamente. Nominati consoli provvisori, Roger Ducos, Sieyès e
Napoleone redassero insieme la Costituzione dell’anno VIII che, ratificata con un plebiscito popolare,
legittimava il colpo di Stato. Divenuto poi Primo Console, Napoleone accentrava su di sé i poteri della Nazione.
Il consolato divenne «a vita» con il plebiscito del 2 agosto 1802, dando il via all’Impero napoleonico.
Durante l’assenza di Napoleone, impegnato in Egitto, i francesi erano stati ripetutamente battuti in Italia e in
Germania dagli austriaci e dai russi. Fu così che il 6 maggio 1800 Napoleone assunse il comando della
cosiddetta Armata di riserva, destinata a essere trasferita in Italia per rovesciare le sorti della guerra. Il Primo
console guidò con grande abilità strategica la marcia del suo esercito; valicò le Alpi al passo del Gran San Bernardo e colse di sorpresa gli austriaci impegnati nell’assedio di Genova. Il nemico venne rapidamente
battuto. Il 14 giugno 1800 si combatté la decisiva e celebre battaglia di Marengo.
La pace in Italia venne sancita con il trattato di Lunéville, che riconfermava il precedente trattato di
Campoformio (1797) violato dagli austriaci. Nel 1802 Napoleone venne proclamato Presidente della
Repubblica Italiana e poco dopo, con la Pace di Amiens, anche l’Inghilterra firmava una trattativa con la
Francia. Napoleone aveva distrutto la nuova coalizione antifrancese, assicurandosi anche l’appoggio dello zar
di Russia Alessandro I.
Fu in questo periodo che i caricaturisti inglesi si sbizzarrirono con gli attacchi feroci a re Giorgio III e a
Napoleone, il piccolo francese alla conquista dell’Europa.

Catalogue of Political and Personal Satires in the Department of Prints and Drawings in the British Museum (9890),
Registration number 1868,0808.7057, British Museum di Londra.
Ad evidenziare l’atteggiamento di remissione degli inglesi nei confronti di Napoleone ci pensò Charles
Williams ne English patriots bowing at the shrine of despotism.
I tre visitatori a sinistra si prostrano di fronte a Bonaparte in una postura ridicola, con i loro posteriori più in
alto delle loro teste e le loro spade puntate al cielo. Fox, politico inglese, oltretutto sostenitore della causa
indipendentista statunitense e della Rivoluzione francese, è il più a sinistra e indossa un berretto rivoluzionario.
Si inchina così in basso che il suo pantalone si strappa. Lord Erskine, giurista e politico, è al centro, vestito
con l’abito nero degli uomini di legge e si è appena tolto il suo berretto rosso che ripone a terra. A suo fianco,
Combe, il sindaco di Londra (con la catena d’oro come riconoscimento). Seduto con fierezza su un elegante
trono ornato di simboli rivoluzionari, Bonaparte riceve gli omaggi dell’Inghilterra.

Catalogue of Political and Personal Satires in the Department of Prints and Drawings in the British Museum (10035), Registration number 1868, 0808.7230, British Museum di Londra.
Se da un lato vi era timore dei francesi e rabbia verso le fallimentari politiche interne dell’Inghilterra, dall’altro
lato per gli inglesi era certa la vittoria contro Napoleone. In A Cock and Bull Story di Piercy Roberts è chiaro
l’intento provocatorio dell’artista: da un lato del Canale della Manica vi è un toro, fiero, tranquillo, il quale ha
le caratteristiche di Giorgio III e allo stesso tempo di John Bull, la personificazione nazionale del Regno di
Gran Bretagna, creata da John Arbuthnot nel 1712 e resa popolare dagli stampatori britannici. Dall’altra parte
vi è invece un gallo francese con la testa di Napoleone. Il gallo provocatoriamente canta vittoria, ma il toro lo
invita alla prudenza: in caso il toro passasse in Francia, Napoleone avrebbe modo di conoscere la durezza delle
leggi inglesi!

In un’altra caricatura che ha come soggetti due animali, in questo caso due cani, la vittoria dell’Inghilterra non
solo si dà per certa, ma addirittura si presume sia schiacciante. Un robusto bull-dog con il suo collare chiuso
da un lucchetto con la scritta “Iohn Bull”, sbrana un cane magro con la testa e il collare di Bonaparte.
Quest’ultimo giace prostrato, la bocca spalancata ed è sanguinante per le ferite riportate. Il cane ferito è gracile,
minuto, fragile e passivo davanti alla mole dell’aggressore.
Non meno dura e cruenta, la seguente illustrazione ci mostra invece la testa di Bonaparte inforcata da John
Bull, personificazione nazionale, ancora una volta, dell’Inghilterra. John Bull dice: “Ah! Mio piccolo Boney! –
cosa ne pensi di Johnny Bull adesso? – Saccheggi la vecchia Inghilterra! – rapisci tutte le nostre mogli e figlie! O Signore aiuta quello stupido capo! – pensavi che Johnny Bull avrebbe mai permesso a quelle fauci di
Lanthorn di diventare il re del Roast-Beef & del Plumpudding della Vecchia Inghilterra!”.
Il caricaturista invita qui, tra l’altro, i suoi contemporanei a contrarre un’assicurazione presso la celebre
compagnia di assicurazione Lloyd e a scommettere sulla morte di Bonaparte due giorni soltanto dopo il suo
sbarco. Si vede qui quale destino attende quest’ultimo. Gillray utilizza inoltre la stessa iconografia, quella della
folla furente, che egli criticò aspramente al tempo della Rivoluzione.
Ad ogni modo, in Inghilterra, si è sicuri di vincere.

Ma la più celebre caricatura inglese di Gillray è però forse la seguente.

In The Plumb-Pudding in Danger; –oppure – State Epicures Taking un Petit Souper, una delle caricature più
famose di Gillray, l’autore enfatizza la spartizione del globo per mano di Napoleone e di William Pitt.
Napoleone Bonaparte, dichiarato imperatore di Francia nel 1804, e lo statista inglese William Pitt siedono
davanti a un tavolo da pranzo, ognuno mentre ritaglia un pezzo di budino di prugne a forma di mondo. Il
minuscolo Napoleone, che si alza dal suo posto per raggiungere il tavolo, prende avidamente l’Europa, mentre
Pitt ritaglia una grande fetta di oceano. Le sue superpotenze, diremmo oggi, si spartiscono le relative zone di
influenza. Pitt, longilineo e smagrito notevolmente, come nella maggior parte delle caricature, tiene testa a un
minuscolo Napoleone.
Quelle inglesi sono le più numerose, ma non sono le uniche caricature prodotte all’epoca.
Altrettanto dura per Napoleone fu la conquista della Penisola Iberica. La guerra d’indipendenza spagnola fu il
più lungo conflitto delle guerre napoleoniche e venne combattuto da una alleanza che comprendeva la Spagna,
il Portogallo e il Regno Unito contro il Primo Impero francese. La guerra ebbe inizio con l’occupazione della
Spagna da parte dell’esercito francese nel 1808 e terminò nel 1814 con la sconfitta e la ritirata delle truppe
francesi. L’esercito francese in Spagna, superiore negli scontri diretti contro le forze regolari spagnole, fu più
volte minacciato dalle azioni di guerriglia dei reparti irregolari spagnoli. Così, il breve intervento diretto di
Napoleone in Spagna, pur caratterizzato da una serie di vittorie, non risolse la situazione in modo definitivo.
Inoltre in Portogallo, l’alleato inglese intervenne con un esercito comandato dal generale Arthur Wellesley,
futuro Duca di Wellington, che, con l’aiuto delle truppe portoghesi, respinse ripetutamente i francesi.
Nell’ultimo anno della guerra, con i francesi costretti a ridurre le forze a causa della disastrosa campagna di
Russia, l’esercito del Duca di Wellington poté finalmente sferrare l’offensiva finale, entrando in Spagna e
obbligando i francesi ad abbandonare la penisola iberica.

acquaforte colorata a mano su carta, BM Satires / Catalogue of Political and Personal Satires in the Department
of Prints and Drawings in the British Museum (11058), Registration number 1878,0112.43, British Museum
di Londra.
La sedia con il particolare dello schienale con Medusa è ribaltata e il globo è senza iscrizioni: il focus
dell’immagine è qui su Napoleone collerico. Bonaparte dice: “ah Spagna, Spagna! La mia sconfitta! Tutte le
mie idee sono state frustrate! Posso capire! Il perfido inglese ha coperto i miei inganni! O il 2 maggio! ah!
quanto mi costi!” (…) Ai suoi piedi l’”Elenco degli uomini che devo rimuovere dalla Spagna”.
Il riferimento al due maggio è significativo: tra il 2 e il 3 maggio 1808 una violenta sollevazione a Madrid
contro le truppe francesi provocò aspri scontri nella città e molte vittime; il maresciallo Murat schiacciò con
brutalità la rivolta popolare che costò circa 300 vittime e si procedette a fucilazioni in massa dei ribelli. Celebre
il quadro a tal proposito di Francisco Goya “3 maggio 1808”, dove ricorda il sacrificio dei patrioti spagnoli
che si opposero all’invasione delle truppe napoleoniche.
Il 5 maggio, dopo un incontro caratterizzato dalle minacce di Napoleone, Ferdinando restituì la corona al padre
Carlo IV che a sua volta la consegnò nelle mani di Napoleone; tutta la famiglia reale spagnola venne internata
a Valençay. Madrid avrà poi la sua vendetta, quando Napoleone di fatto perderà il controllo sulla Spagna.
Senza ripercorrere tutta la vita e le imprese dell’Imperatore francese, come ovvio, il periodo che più lo rese
protagonista delle irriverenti caricature fu la sua fine, gli anni tra l’Elba e Sant’Elena.
Il 26 febbraio 1815 Napoleone abbandonò l’isola d’Elba, dove era stato esiliato a seguito del trattato di
Fontainebleau, dopo le sconfitte subite dalla Sesta Coalizione antifrancese. Con il ritorno in Francia
dell’Imperatore, prende avvio il cosiddetto periodo dei “Cento Giorni”, ultima fase dell’epopea napoleonica,
culminata con la sconfitta di Waterloo e la Restaurazione dei Borbone. La Settima Coalizione si riorganizzò
in fretta e ogni tentativo di mediazione di Napoleone fu respinto. L’Imperatore per tentare di evitare
l’accerchiamento della Francia, con un fulmineo attacco preventivo, l’8 aprile 1815, ordinò la mobilitazione
generale. Il 16 giugno l’Armata francese vinse negli scontri di Quatre-Bras e Ligny, ma il 18 giugno 1815
Napoleone fu sconfitto nella decisiva battaglia di Waterloo.
Dopo aver cercato di fuggire negli Stati Uniti, l’ex imperatore decise di chiedere asilo all’Inghilterra. Vista
l’esperienza dell’Elba, gli Inglesi scelsero però di riservargli una destinazione remota, all’isola di Sant’Elena,
situata a 1900 km ad ovest dell’Africa, in pieno Oceano Atlantico, dove morì il 5 maggio 1821.

Nell’immagine seguente notiamo Napoleone in un laboratorio di sartoria, dove i potenti stanno simbolicamente
“tagliando” l’Europa. I suoi guanti sono macchiati e tiene in mano una sciabola la cui lama gocciola sangue. Il
suo ingresso provoca costernazione, soprattutto a Luigi XVIII, al Papa e a Talleyrand. Napoleone, guardando
a destra, dice: “Non vi disturbate, compagni di lavoro, mi sono solo presentato qui come un sarto”, chiedendo
poi dove sono sua moglie e il suo erede. L’Imperatore d’Austria, magro e insignificante, si inginocchia tenendo
in mano un piccolo paio di forbici e risponde: “Manderò una risposta a breve”. A destra Alessandro, zar di
Russia, guarda con audacia Napoleone, e indicando un metro a nastro mitemente parla: “Gli prenderò alcune
misure cosacche”. Al centro del pavimento, subito davanti a Napoleone, Luigi XVIII è caduto nella fretta di
scappare. Grida: “Aiuto! Aiuto! Oh! Oh! Sono stato buttato giù dal mio trespolo”. John Bull con la giacca blu
al centro afferma: “Non temere, vecchio mio, ti aiuterò di nuovo con quel mascalzone di Boney che seminerò
tra poco”. Dietro John Bull c’è il Papa, che striscia sul pavimento e sta per mettersi al riparo sotto il tavolo.
Dalla finestra alle spalle di Napoleone si vedono il mare, una nave e l’Elba, un isolotto roccioso su cui si trova
una grande grotta da cui sgattaiola una tigre con il volto di Napoleone, inferocito dall’esilio e dalla sua
lontananza.

Per completare la serie di caricature, mi pare opportuno mostrare Napoleone, oramai lontano, all’Isola di
Sant’Elena. Napoleone è ormai come un diavolo, ha le corna che sporgono attraverso il suo cappello a tre
punte, le ali sono logore, le sue gambe terminano in zoccoli. Indossa un’uniforme distrutta e stringe intorno a
sé una bandiera tricolore. Il sole, in alto a destra, racchiude una testa-ritratto del Reggente ed è sormontato dal
suo motto e dalle piume. Al centro di ogni raggio è inciso un nome: “Alexander”, “Fredk William”, “Francis”,
“William 1st of Orange”, “Wellington” e una serie di altri uomini. Napoleone, alzando lo sguardo, disperato
esclama parole di odio verso il nemico che lo ha sconfitto. Oramai la sua fine è vicina e le sue gesta oramai
lontane.
Per concludere, possiamo affermare che Napoleone fu forse l’uomo più conosciuto, temuto o amato del suo
tempo e ha indubbiamente lasciato un segno nella Storia fino ai giorni nostri. Come scrisse Alessandro
Manzoni ne Il Cinque maggio, “ai posteri l’ardua sentenza”, invitando a sospendere il giudizio su Napoleone,
affinché fossero le generazioni venture a riflettere sulle sue azioni. Le immagini e l’iconografia del tempo
possono aiutarci a ricostruire gli eventi e la sua figura, per conoscere, e forse anche giudicare, il suo operato e
le sue imprese.
Margherita Pinzani
FONTI
John Ashton, English Caricature and Satire on Napoleon I, Library of Alexandria, 2015.
Georges Lefebvre, Napoleone, “Biblioteca Storica Laterza”, Laterza, Roma-Bari, 2015, traduzione di Giuseppe
Sozzi e Luigi Faralli.
Alessandro Manzoni, Il Cinque maggio, 20 luglio 1821.
Luigi Mascilli Migliorini, Napoleone, Salerno, Roma, 2015.
Regard sur… Napoléon et la caricature, Autour de la descente en Angleterre, édition invenit & Musée de
Boulogne-sur-Mer, Lille, 2018.
Il British Museum di Londra per le acqueforti; https://www.britishmuseum.org.
Libertà di stampa e censura sotto Napoleone: Saggi storico sulla satira e la caricatura. Robert Ouvrard, Napoleone attraverso le caricature 1799-1806, da: “Caricatures et caricature”, 01 di 02. – Letteratura&Grafica (over-blog.com)
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