I congiurati erano stati rinchiusi nel carcere Tulliano. Facendo leva sulla pericolosità di questi uomini e delle loro azioni, Cicerone chiese ed ottenne dal senato la loro condanna a morte e non concesse la possibilità agli imputati della provocatio ad populum, come invece prevedeva la legge, ovvero appellarsi alla decisione di tutto il popolo di Roma per tramutare la pena capitale in un’altra punizione. L’unico in senato a levarsi contro questa decisione fu Caio Giulio Cesare, ma non venne ascoltato.
Catilina era ormai lontano da Roma, era in Etruria settentrionale, insieme a due legioni costituite da volontari. Il suo obbiettivo era passare nella Gallia Transalpina (l’odierna Francia), ma fu intercettato da un esercito regolare comandato dal console Antonio, vecchio camerata di Catilina. Lo scontro decisivo contro il ribelle fu però guidato dal legato di costui, Petreio, perchè Antonio, pare, fosse malato di gotta. Nella piana di Campo Tizzoro (ma il luogo preciso dello scontro è ancora sconosciuto), l’esercito di Catilina, stretto tra i nemici e le montagne, fu sbaragliato. A differenza della tattica consueta, Petreio, dopo un primo assalto dei ferentarii, le truppe leggere, lanciò subito all’attacco i veterani e le coorti pretorie, gli uomini migliori del suo esercito, con l’evidente scopo di rompere in due la schiera di Catilina ed ottenere così una vittoria fulminea. L’iniziativa sortì l’effetto desiderato: le truppe ribelli si divisero in due gruppi e furono massacrate dai consolari. Eroica è la figura di Catilina che ci offre Sallustio, pur essendo costui un acerrimo avversario del congiurato: egli soccorse sempre chi era in difficoltà, fu buon soldato e valoroso generale insieme. Ma la fine giunse: morti Manlio ed il Fiesolano, i suoi luogotenenti, il suo esercito in rotta, circondato dalle truppe avversarie, si lanciò in mezzo ai nemici, dove, lottando, fu trafitto. Come il loro comandante anche i soldati, da morti, coprivano con il corpo la posizione che difendevano da vivi.
L’eco della congiura di Catilina fu immensa in tutte le epoche, grazie alle vicende immortalate da Cicerone e Sallustio. Il musicista e compositore Antonio Salieri fu uno dei tanti uomini a essere conquistato dal manto di eroicità che gli storici antichi stesero sulla vicenda; il risultato fu, nel 1792, la composizione di un’opera in due atti col titolo “Catilina”, rappresentata per la prima volta nel 1994, di cui qui riportiamo un estratto.
Stefano Florenzi
Bibliografia
– Giovanni Gerace – Arnaldo Marcone, Storia romana, Milano, Mondadori, 2011.
– Gaio Sallustio Crispo. La congiura di Catilina, Luca Canali (a c. di), Milano, Garzanti, 1999.
– Marco Tullio Cicerone. Antologia delle orazioni, Sergio Cecchi – Odoardo Piscini (a c. di), Roma, Società editrice Dante Alighieri, 1992.
– Antonio Salieri, Catilina, 1792.
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